Prendete un inverno 23/24 praticamente inesistente, prendete lo stesso periodo senza alcuna precipitazione piovosa significativa, prendete le famiglie che nel contempo hanno avuto covate perennemente con conseguenti aumenti dei consumi e della infestazione di varroa, prendete la primavera 24 a dir poco inclemente con picchi termici ad aprile sino a 30° e crolli sotto i 10° che alle piante bene non ha fatto riducendo i raccolti primaverili del 50%. Intanto continua a non piovere. Dopo agrumi, cioè metà aprile in poi,le temperature cominciano ulteriormente ad alzarsi, le covate dei precedenti pochi periodi buoni nascono in gran numero e con alte necessità alimentari e con pascoli sempre più inesistenti. Di fatto crollano le produzionidi rovo, di fiordaliso e dei millefiori estivi.Si inizia quindi già da maggio a nutrire pena la morte per fame.I più avveduti lasciano interi melari pieni come scorte mentre chi non ne disponeva cominciava con canditi e sciroppi. Intanto il caldo si piazza stabilmente sui 35/38° con punte continuative di 40° per settimane. Continua a non piovere.Le regine hanno già drasticamente ridotto le covate e le famiglie arrivano nel periodo più torrido con popolazioni già decimate da siccità, deserto di pascoli e varroa che già morde, e con scorte ormai esaurite.Si continua a nutrire ma con sempre maggiori difficoltà per vie dell'estrema aggressività delle api e la maggior propensione al saccheggio.In questo momento abbiamo le ondate più forti di calore con oltre i 40° e con famiglie fortemente ridotte come numero di api e assolutamente impreparate a fronteggiare questa nuova emergenza molte delle quali collassano letteralmente per stress termico, in queste disperate condizioni fin anche il necessario controllo varroa diventa difficile.Ad oggi, le perdite nelle zone da noi conosciute della Mugia Barese e Tarantina le perdite sono già al 35% ma temiamo per fine settembre punte del 50%, praticamente una catastrofe.Intanto continua a non piovere e tutti zitti.